‘Ndrangheta. Fiumi di droga ed estorsioni sotto l’egida dei Muto: 18 arresti

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18 arresti (10 in carcere, 8 ai domiciliari) e 15 obblighi di presentazione alla Polizia giudiziaria a soggetti residenti nei comuni della costa tirrenica cosentina, nella Locride e a Ivrea nel torinese. E’ questo il bilancio dell’operazione denominata “Katarion” (nome ebraico con il quale veniva indicato il promontorio di Cetraro) condotta con il coordinamento della Dda di Catanzaro che ha colpito un’organizzazione dedita al traffico di droga operante in una fascia compresa tra Guardia Piemontese a Scalea, sotto l’egida della storica cosca di ‘ndrangheta Muto di Cetraro, mentre le piazze di spaccio sono state individuate e smantellate a ScaleaSanta Maria del CedroBelvedere MarittimoDiamante e Buonvicino.

I carabinieri del Comando provinciale di Cosenza che hanno eseguito le misure hanno anche scoperto un bunker in fase di ultimazione a Cetraro,  in casa di uno degli indagati. I militari inoltre hanno trovato e sequestrato 700 grammi di cocaina e due chili di hascisc. Il sodalizio, secondo gli investigatori, si approvvigionava di cocaina dalla Locride grazie ad un broker locale mentre la produzione di marijuana avveniva in maniera autonoma.

L’indagine – ha spiegato il col. Piero Sutera comandante provinciale dei carabinieri di Cosenza – parte da una nonna disperata che ha tentato di salvare il nipote. A questa si aggiungono la denuncia di un imprenditore che ha deciso di opporsi alle pretese degli emissari della cosca Muto e affidarsi alla tutela dello Stato.

All’indomani dell’operazione Frontiera, dal 2016 è stata evidenziata la riorganizzazione del sodalizio della storica consorteria mafiosa ‘Muto’ di Cetraro, che è egemone sulla zona del Tirreno cosentino. Le indagini hanno documentato che gli assetti puntavano nuovamente sul core business dei Muto, che è proprio lo spaccio di droga“.

Siamo qui ancora a parlare dei Muto – ha spiegato il procuratore capo della Dda catanzarese Nicola Gratteri – un’organizzazione a delinquere, finalizzata al traffico di stupefacenti che serviva a finanziare l’organizzazione e mantenere i detenuti in carcere.

Questo dimostra la difficoltà di sterilizzare il carcere rispetto ai mafiosi che sono all’esterno. Ogni volta che si fa un’operazione è ovvio che non si riesce a dimostrare la penale responsabilità di tutti gli associati.

Anche oggi ne abbiamo arrestati tanti, ma dieci sono rimasti fuori e cercheranno di organizzarsi per occupare gli spazi lasciati liberi dagli arrestati di questa notte. Quindi, sta alla cosiddetta società civile rioccupare gli spazi che siamo riusciti a liberare“.