Canzoni alla radio, un pensiero di Gianni Salvioni

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Fin da piccolo sono stato appassionato di elettronica e di musica e così ad 11 anni io ed alcuni amici con un trasmettitore e una piccola antenna ground-plane, 2 giradischi recuperati dai parenti e un mixer con 4 manopole marca “Geloso” mettemmo su una radio libera: era Radio Spazio. I fondi per comprare i dischi e la poca apparecchiatura li avevamo messi sù vendendo i vecchi Topolino sui treni sulla linea Tropea-Villa San Giovanni. I treni in quei periodi non erano velocissimi soprattutto su quelle tratte e noi approfittavamo della noia dei passeggeri vendendo fumetti usati a metà prezzo. La radio era a Tropea e tutti avevamo un patto: avremmo dovuto vendere la pubblicità per poterci mantenere ed ogni soldo era destinato solo ed esclusivamente alla radio. Vietato chiedere soldi ai genitori. E così, un po’ perché intenerivamo, un po’ perché piano piano diventavamo “bravini”, la radio cresceva. Nel 1980 cambiammo il nome in Radio Punto Sud e fu un successo. Puntammo su una programmazione coraggiosa scopiazzando le emissioni di Radio Milano International che io registravo con un radio registratore quando andavo al nord a trovare i parenti. I miei miti: Leopardo, Patrizia, Gary (che sarà poi famoso come Gerry Scotti), tutti fantastici. Leo è scomparso qualche anno fa, mi è sembrato di perdere un amico anche se non l’ho mai incontrato. Fare radio in quegli anni era bellissimo, c’era un senso pionieristico pazzesco, iniziammo trasmettendo con 5 watt e ci ascoltavano tutti. Quando montammo l’amplificatore per raggiungere i 200 watt ci sembrò di parlare con la luna.  
Per celebrare uno dei nostri compleanni incidemmo una compilation con i successi del momento e l’aggiunta dei saluti dei DJ e di tutti i nostri jingles originali. Ho ritrovato questo “feticcio” venduto in rete come “discografia non ufficiale di Gianni Salvioni”.  Praticamente un bootleg: che ridere. La nostra era la radio diversa ed era quella preferita dai turisti perché erà più vicina a quelle che ascoltavano loro in città. E’ buffo perchè questo accadeva quando avevamo tra i 16 e i 18 anni… Quando a 18 anni lasciai la Calabria per andare nell’allora sognatissima Bologna, senza soldi ma con molti sogni volevo solo entrare nella musica: mi affascinava il lavoro dei produttori discografici, di chi trasformava un progetto in qualcosa di concreto. Ma non sapevo da dove iniziare, non avevo alcuna copertura economica, non avevo assolto gli obblighi di leva (attendevo che il Ministero della Difesa mi comunicasse l’esito della mia domanda per il servizio civile sostitutivo a quello militare), insomma ero davvero senza nulla. Piano piano mi organizzai, trovai un lavoro a Radio Bologna International dove conducevo una trasmissione che nel giro di poco divenne di successo. Ciò mi aprì le porte della pubblicità e iniziai a “vendere” la mia voce per spot radiotelevisivi. Benedetta palestra radiofonica dell’infanzia: mi aveva salvato! Poi venne la casa discografica, i dischi, i DVD e tutto il resto. Ma è un altra storia: tutto partì dalla radio. E’ per questo che ancora oggi questo mezzo ha su di me un fascino infinito e quando vado in uno studio radiofonico mi sento tremendamente bene. [G. Salvioni]