“Il sentiero dei Nubi”, romanzo di Maria Luisa Sgandurra edito da Mario Vallone Editore

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“Ci sono sempre molte vie da scoprire per comprendere l’Unica Via”. Questa la risposta della Dama del Balenio al protagonista Thebauryon, che prima le aveva chiesto: “Lei sa dirmi perché mi trovo qui? Nessuno sembra rispondere a questa domanda, o forse semplicemente nessuno vuole rispondere…”. E poi, è ancora il “poeta” Thebauryon, che trova nelle sue riflessioni una possibile risposta: “Stavo visitando diversi mondi, tutte in una carrellata di foto messe in sequenza. Entravo a gamba tesa dentro ogni micro clima e ne uscivo con una nuova morale appresa, ma senza che quegli abboccamenti mi lasciassero di fatto qualcosa di più concreto. Avevo la sensazione che fossero incontri a metà, piccole conversazioni e grandi oracoli centellinati di cui non riuscivo a godere a pieno, come se scattoso dovessi correre sempre verso il successivo luogo dove chissà chi o cosa avrei trovato”. L’esordio letterario di Maria Luisa Sgandurra, “Il sentiero dei Nubi”, edito da Mario Vallone Editore, è una storia sospesa tra realtà e fantasia, è una vicenda intensa, la scintilla di una luce antica che ritorna sempre. Ricorda Il meraviglioso Mago di Oz, tra i numerosi richiami letterari di cui si nutre il romanzo, con l’accenno esplicito alla protagonista Dorothy (p. 33) e, nella sua simbologia di chi si sente lontano, isolato dal mondo, anche il “Peter Schlemihl” di A. Von Chamisso. Senza voler fare ulteriori paragoni azzardati, ma un semplice confronto di tematiche trattate, che poi sono le stesse presenti in molti scrittori in diversi secoli, questa prima fatica letteraria di Sgandurra rappresenta un lavoro di buon livello, al centro del quale si percorre un “sentiero”, questo cammino dell’uomo, di donne e uomini, di tutti gli esseri umani che cercano la felicità, la purezza dell’anima, che sperano in un futuro migliore per la specie e vorrebbero conoscere il proprio io una volta per tutte. Nelle 122 pagine di questo racconto lungo, la Sgandurra propone una vicenda intima, filosofica e psicologica, un percorso dove l’aspetto più importante non è il fine, il traguardo, la metà, ma quella strada, il sentiero, la via, i suoi colori, le sue ombre, gli incontri con i personaggi fantastici “inventati” dall’io, le sensazioni, le riflessioni, lo specchiarsi e vivere le esperienze che “accadono” cercando sempre più di conoscere il proprio essere, la propria anima. Tanti scrittori prima di lei lo hanno fatto e certamente tanti ancora in futuro riproporranno questa materia letteraria sotto altre forme, la plasmeranno a loro piacimento, la trasformeranno in una poesia, in un racconto, in una pièce teatrale, in un romanzo. Simboli, metafore e, soprattutto, allegorie. Ogni lettore in questo percorso che è “Il sentiero dei Nubi” si può ritrovare, può provare a comprendere anche solo in parte il mondo che lo circonda, può cercare una risposta alle proprie domande e può, in particolare, porsi nuove domande, fare un passo in più per conoscersi, capirsi. Queste, nelle ultime pagine del romanzo, le riflessioni di Thebauryon: “Abbracciai la mia ombra, finalmente compresi quanto io stesso avessi fatto per me: mi feci guida del mio viaggio per non soccombere al misero e al superfluo. Le parti del mio essere sono riuscite a comunicare tra loro per mezzo del Sentiero. […] Ho visto mondi che io stesso ho creato per me, ho conosciuto me stesso dando voce a personaggi onirici […] Ho parlato con me stesso in un flusso di coscienza a infinite voci”. È un romanzo impegnativo, un piccolo diamante grezzo, l’opera prima di Maria Luisa Sgandurra. Un altro viaggiatore ha fatto la sua comparsa nel mondo fantastico dei sogni e si racconta, vuole parlare di sé e parla di noi per mezzo degli altri che vivono in un universo parallelo. Il quando e il perché sono annullati, esiste il dove e il come da vivere, ci viene suggerito, in modo più empatico. Si traccia una linee lungo la quale si può ragionare, riflettere, sognare e tornare a ripensarsi, perché il libro con protagonista Thebauryon è solo uno specchio, un ostacolo necessario creato dalla mente, che si lascia andare alle sue pericolose magie per poi provare, nel suo lento cammino introspettivo, a rimodellare il reale. 

Francesco Marmorato