Catanzaro. Dalla collaborazione tra istituzioni una città più sana

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La vicesindaco Giusy Iemma ha incontrato a Palazzo De Nobili il direttore del Dipartimento di Prevenzione dell’Asp di Catanzaro, Giuseppe Caparello e il referente per la Governance del Piano Regionale di Prevenzione, Giuseppe Furgiuele. Il confronto ha fatto seguito all’intervento di qualche giorno fa, che la stessa vicesindaco aveva dedicato alla prevenzione oncologica. La riunione in Comune, in questo caso, è stata utile ad allargare l’orizzonte delle aree mediche meritevoli di iniziative, ma, soprattutto, a gettare le basi per una sinergia interistituzionale che renda ancora più incisiva l’azione di prevenzione. “L’idea – commentata Iemma – è quella di sposare il modello delle cosiddette ‘città sane’, che prevede l’integrazione tra le politiche di gestione diretta della salute e le politiche strategiche, che appartengono ad altri settori dell’attività amministrativa, ma hanno un’influenza sulla salute dei cittadini intesa in senso ampio. Questo, spiega il senso dell’incontro con l’Asp e con la Governance del Piano Regionale di Prevenzione. Altri ne seguiranno, con lo scopo di pianificare, ciascuno per le proprie competenze, iniziative diverse, che però siano riconducibili a un quadro di riferimento unitario sul piano degli obiettivi. Riferendomi agli screening oncologici – continua la vicesindaco – ho sottolineato la necessità di un coinvolgimento attivo di farmacie e medici di medicina generale per rendere maggiormente incisive le campagne di sensibilizzazione e le azioni legate alla prevenzione. Ma se partiamo dal presupposto che la prevenzione comporta, a monte, un corretto stile di vita, ecco che allora possiamo immaginare di andare oltre i presidi sanitari propriamente detti e studiare iniziative di educazione ad hoc, dedicate a comunità come possono essere quella scolastiche o quella del personale comunale. Una ‘città sana’ è anche quella dotata di strumenti di primo intervento che possono rivelarsi fondamentali a salvare una vita, ancor prima che lo faccia l’ospedale. I defibrillatori installati nei in punti strategici del territorio sono l’esempio più emblematico. Ma è chiaro che non ci si può affidare alla sola buona volontà di qualche associazione di volontariato, che decide di farne dono alla collettività. Occorre un piano pensato, che sicuramente può venir fuori anche dal coinvolgimento del mondo dell’associazionismo e di Istituzioni diverse da quelle squisitamente sanitarie. Ecco, – conclude Giusy Iemma – il dialogo che abbiamo avviato ha proprio questo scopo: individuare una modalità di collaborazione operativa, che, tenendo ferme le competenze di ciascuno, dia però coerenza alle iniziative nel loro complesso”.