Reggio Calabria

AFRICO. DROGA NASCOSTA IN CONDOMINI E CASE ABBANDONATE: MAXI CONTROLLO DEI CARABINIERI

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I carabinieri di Africo, nel reggino e i Cacciatori di Calabria, nel corso di una serie di perquisizioni, hanno scoperto, all'interno di un edificio abbandonato, circa un chilo di marijuana, già confezionata in tre buste e macinata, oltre ad alcune dosi di cocaina ed eroina. La droga è stata sequestrata e sarà trasmessa in laboratorio per le analisi. Sono in corso indagini a carico di ignoti per accertare l'identità di chi che ha nascosto la sostanza stupefacente pronta per essere immessa sul mercato.

SAN GIORGIO MORGETO. TROVATE ARMI E MUNIZIONI ANCHE DA GUERRA: CARABINIERI ARRESTANO PREGIUDICATO

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A San Giorgio Morgeto, nel reggino, i carabinieri hanno arrestato un pregiudicato di 41 anni per i reati di detenzione illegale di arma clandestina, ricettazione, e possesso di munizionamento, anche da guerra. I militari della locale Stazione insieme ai colleghi dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” hanno notato per giorni dei movimenti sospetti dell’uomo in una zona rurale. Scattata la perquisizione, i militari hanno trovato un fucile a canne sovrapposte con matricola abrasa, un pugnale a scatto, oltre 200 munizioni, anche da guerra, nonché 2 caricatori per Kalashnikov. Armi e le munizioni sono state poste sotto sequestro.

REGGIO CALABRIA. CALCI E PUGNI A UN GIOVANE

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La scorsa notte due ragazzi ubriachi hanno aggredito un giovane con calci e pugni in piazza Duomo a Reggio Calabria. La vittima si è recata al pronto soccorso con diverse ferite e un taglio alla testa, che ha richiesto 8 punti di sutura. Dopo le cure ha sporto denuncia. Già lo scorso fine settimana un altro ragazzo era stato aggredito in modo analogo e aveva denunciato quanto accaduto.

REGGIO CALABRIA. AUTORI DI FURTI E SCIPPI RICONOSCIUTI GRAZIE ALLA VIDEOSORVEGLIANZA

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A Reggio Calabria i carabinieri hanno arrestato due giovani di 21 e 23 anni per rapina, lesioni personali e furto con destrezza. A loro sarebbero riconducibili tre episodi accaduti in città: il primo riguarda il furto di uno smartphone in concorso con una terza persona non ancora identificata; nel secondo hanno minacciato alcuni ragazzi con un’asta di ferro facendosi consegnare denaro e cellulari mentre il terzo episodio, del quale è responsabile solo uno degli arrestati, riguarda il tentato scippo ad un’anziana, avvicinata con un’auto, fatta cadere e trascinata per alcuni metri. Decisivi per le indagini i filmati della videosorveglianza.

CORRUZIONE E TURBATIVA D'ASTA: TORNANO IN LIBERTA' VERTICI DELLA 'CARONTE&TOURIST'

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Tornano in libertà, "per affievolimento delle esigenze cautelari", il presidente e l'amministratore delegato della "Tourist&Caronte spa", la società privata che gestisce il servizio di traghettamento nello Stretto di Messina. Antonino Repaci, di 78 anni, e Calogero Fimiani, di 54, erano stati arrestati e posti ai domiciliari il 18 dicembre scorso nell'ambito di un'inchiesta della Procura della Repubblica di Reggio Calabria con l'accusa di corruzione, turbativa d'asta, falso in atto pubblico, truffa aggravata e peculato. Tra gli 11 arrestati, all'epoca, anche il sindaco di Villa San Giovanni, Giovanni Siclari, tornato in libertà anche lui il 10 gennaio. A carico di Repaci e Fimiani, come misura alternativa alla custodia cautelare, il Gip di Reggio Calabria, Valentina Fabiani, ha disposto il divieto di dimora nel comune di Villa San Giovanni.

REGGIO CALABRIA. ARRESTATI CAPI E AFFILIATI ALLA COSCA LABATE 'TI MANGIU': PER LA PRIMA VOLTA COLLABORANO IMPRENDITORI

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Una vasta operazione della Polizia denominata "Helianthus", coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha portato all’arresto di 14 persone tra capi, luogotenenti ed affiliati alla pericolosa cosca di ‘ndrangheta Labate detta anche 'Ti mangiu' che controlla il quartiere Gebbione della città. L'inchiesta ha consentito di ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali del clan facendo luce sugli affari economici, in particolare nei settori delle scommesse on line, delle slot machine e dello sfruttamento delle corse clandestine di cavalli ma anche imponendo il pizzo agli imprenditori, specialmente quelli impegnati nell'esecuzione di appalti nel settore dell'edilizia privata nell'area ricadente sotto il dominio della consorteria mafiosa. Ad alcuni imprenditori veniva anche imposto con la forza dell'intimidazione l'acquisto di prodotti da aziende nella disponibilità del clan. Ad un commerciante è stato impedito di aprire una pescheria nel quartiere perché dava fastidio al titolare di un analogo esercizio commerciale, affiliato alla cosca. Le indagini da cui scaturisce l'operazione Helianthus, iniziate nel 2012, portarono, a distanza di oltre un anno, il 12 luglio 2013, alla cattura del latitante Pietro Labate, leader carismatico e capo storico della cosca che porta il suo nome. L'uomo, nell'aprile 2011, era sfuggito all'esecuzione del fermo emesso dalla Dda ed eseguito dalla Squadra mobile nei confronti di capi e gregari delle cosche Tegano e Labate nell'ambito dell'operazione "Archi". Al culmine di un'intensa e attività investigativa supportata da intercettazioni telefoniche e ambientali e da sistemi di video sorveglianza, nell'estate del 2013 gli investigatori della Squadra mobile localizzarono e catturarono il boss latitante mentre si muoveva a bordo di uno scooter vicino al torrente S. Agata. Nel covo in cui aveva trovato rifugio, non distante dal luogo in cui era stato localizzato, vennero scoperte alcune agende sulle quali il boss aveva annotato nomi di persone, importi e denominazioni di ditte rivelatesi determinanti ai fini dell'accertamento della penetrazione dei Labate nel tessuto di alcune attività economiche e commerciali locali. Sequestrate anche aziende del valore di circa 1 milione di euro operanti nel settore alimentare e della distribuzione di carburanti tra Reggio, Roma, e Cosenza. Per la prima volta affermati imprenditori reggini del settore edile e immobiliare, dopo un'iniziale ritrosia per il timore di subire rappresaglie, hanno collaborato con i magistrati della Dda di Reggio Calabria. Tra gli arrestati figurano il boss Pietro Labate a cui il provvedimento restrittivo è stato notificato in carcere essendo detenuto per altra causa, al fratello Antonino reggente della cosca durante il periodo di latitanza di Pietro, al cognato Rocco Cassone e ad altre nuove leve della consorteria.