Catanzaro, Vertenza Abramo. La lettera dei Sindaci Fiorita, Caruso e Voce. L'intervento di Scarpino e Capellupo

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"Il destino di quasi mille lavoratori dell'Abramo CC é appeso ad un filo e dalla risoluzione della vertenza passa la necessità di preservare posti di lavoro che costituiscono un pezzo importante della nostra economia. Le comunità di Catanzaro, Cosenza e Crotone, su cui hanno sede i diversi presidi aziendali, hanno già avuto modo di manifestare la propria preoccupazione e la propria vicinanza ai dipendenti, assicurando pieno sostegno all'azione dei sindacati impegnati sul campo a rivendicare i diritti alla conservazione dei posti di lavoro. Dopo i sit-in in Prefettura, in attesa del tavolo ministeriale convocato per il 26 marzo prossimo, nel rappresentare i territori interessati da questa vicenda, siamo pronti ad accompagnare a Roma la delegazione dell'Abramo CC che costituisce il tassello più importante e consistente del comparto call center, messo a serio rischio dall'annunciata interruzione della commessa Tim. La Calabria non può permettersi di perdere, dopo tanti anni, un punto di riferimento occupazionale in un settore che ha bisogno di essere oggetto di un'opera di riconversione e di innovazione rispetto alla quale il Governo nazionale non può girarsi dall'altra parte. Le amministrazioni di Catanzaro, Cosenza e Crotone che rappresentiamo partecipano, dunque, alla mobilitazione nazionale e chiedono di poter portare, nelle forme più opportune, le istanze dei territori all'attenzione dei tavoli romani, da cui ci attendiamo soluzioni immediate per i lavoratori e proposte concrete per il rilancio del comparto".
 
Nicola Fiorita, sindaco di Catanzaro
Franz Caruso, sindaco di Cosenza
Vincenzo Voce, sindaco di Crotone

 

Nota del consigliere comunale, Francesco Scarpino

 Sto dalla parte dei lavoratori e delle loro famiglie senza se e senza ma, e come consigliere comunale sostengo la scelta dei sindaci di Catanzaro, Cosenza e Crotone di essere a fianco dei lavoratori della Abramo CC quando il prossimo 26 marzo, a Roma, ci sarà il tavolo ministeriale convocato per discutere la vertenza con TIM. La Calabria deve mobilitarsi e le ragioni del lavoro debbono trovare sponda in tutta una regione che rischia di perdere, tra customer care e fornitura di servizi, circa 2000 posti di lavoro. Una mattanza sociale che va impedita con ogni mezzo lecito. Il settore è in trasformazione per via delle innovazioni tecnologiche, ma TIM non può illudersi di fare a suo piacimento, accelerando senza motivo i tempi di un cambiamento che può e deve essere gestito senza cadere come una mannaia sulla pelle di chi lavora. E se anche TIM pensa di potersi buttare dietro le spalle la funzione sociale che deve svolgere un’azienda partecipata dallo Stato, il governo centrale ha dovere di impedire che alla Calabria e ai calabresi venga negato, ancora una volta, il diritto al lavoro e a un’esistenza dignitosa. Duemila famiglie a rischio reddito non sono come si dice bruscolini; sono vite vere, persone a cui dare risposte serie e concrete, mentre le proroghe di facciata messe sul tavolo da TIM suonano come una intollerabile offesa.

 

Nota del consigliere comunale, Vincenzo Capellupo

 

La vertenza Abramo Customer Care dimostra, per il momento, solo una cosa: TIM ha deciso di infliggere un colpo mortale alla Calabria, alla sua economia e al suo tessuto sociale. Mille posti di lavoro che vanno in fumo tra Catanzaro, Cosenza e Crotone, in una regione come la nostra, con le sue grandi fragilità, è una tragedia sociale, un trauma di proporzioni enormi difficilmente superabile. TIM lo sa, non può non saperlo e per questo la sua ostinazione è doppiamente colpevole, fa strage di lavoro e la fa per di più da azienda partecipata dallo Stato.Ai lavoratori e alle loro famiglie, che vivono momenti di preoccupazione e ansia non posso che porgere innanzi tutto la mia piena solidarietà e tutta la mia disponibilità personale ed istituzionale a stare a loro fianco in questa difficile vertenza. Starci con il peso che portano con sé le Istituzioni locali per ribadire quanto chiesto unanimemente dalle organizzazioni sindacali e cioè un tavolo permanente che salvaguardi i livelli occupazionali e la tenuta sociale. TIM sa che è possibile, al di là delle piccole proroghe contrattuali, anche se finge di non saperlo. Il Governo centrale, dal canto suo, non può voltarsi dall’altra parte e di questo increscioso stato delle cose deve farsi carico perché è il momento di stare vicino alla Calabria.