Reggio Calabria

In giro fuori dagli orari consentiti. Sorvegliato speciale arrestato dai carabinieri

Written by Redazione

Bianco, i Carabinieri, nei giorni scorsi, hanno arrestato R.G., 50 anni, sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Africo per aver violato le prescrizioni della sorveglianza speciale cui era sottoposto, uscendo dal comune di Africo senza autorizzazione. L’arrestato non è nuovo a violazioni: il giorno del suo compleanno aveva organizzato una festa a casa sua, con una decina di invitati, tutti sanzionati dai militari dell’Arma per violazione delle norme anti covid-19.

Nello specifico, gli uomini dell’Arma, passando per le vie del centro, hanno notato, nascosto in parte dalla mascherina, un uomo dai tratti familiari che una volta fermato, è stato loro immediatamente chiaro di chi si trattasse. Peccato che lo stesso non avrebbe dovuto trovarsi lì: il 50enne, infatti, in ottemperanza alle prescrizioni imposte, non era autorizzato ad allontanarsi dal comune di Africo, se non per motivi specifici, e soltanto fino alle 11.  L’uomo è stato così sottoposto agli arresti domiciliari nella sua abitazione, dove è rimasto fino alla convalida dell’arresto, a seguito della quale è stato  nuovamente sottoposto alla misura della sorveglianza speciale.

 

Resta alta la guardia dell’Arma, in tutta la provincia, nel monitorare tutti quei soggetti ritenuti per legge socialmente pericolosi. I militari continueranno ad eseguire, a tutela della comunità, controlli periodici nei confronti di tutti coloro che, per ordine del giudice, sono sottoposti a misure limitative della libertà personale.

Locri. Fa rispettare norme anti-covid: infermiere quasi strangolato

Written by Redazione

Un infermiere dell’ospedale di Locri sarebbe stato picchiato brutalmente, quasi strangolato e poi gettato in terra, aggredito con graffi, calci e pugni, solo perché cercava di far capire ai parenti di una anziana paziente, ormai giunta in fin di vita dopo il trasporto in ambulanza, che non era possibile avere accesso nella sala interna per le tassative restrizioni anti-covid.

A denunciare l’episodio è Antonio De Palma presidente nazionale del Nursing Up, il sindacato degli Infermieri italiani. Solo l’arrivo dei carabinieri di Locri, avvertiti dai colleghi dell’infermiere, ha impedito che si arrivasse a conseguenze più gravi.

Nell’ospedale, afferma De Palma, “così come in molte realtà della Regione, manca totalmente un presidio di polizia fisso. E non sono bastate le telecamere installate 24 ore su 24 per fare da deterrente alla rabbia dell’uomo. Siamo di fronte all’ennesimo vergognoso episodio di violenza consumato ai danni di un infermiere: la nostra indagine-ricerca effettuata nel 2019 sotto l’ombrello dell’Oms evidenziò come un infermiere su 10 nel corso della sua carriera ha subito almeno un atto di aggressione fisica sul luogo di lavoro”.

“I tanto decantati Osservatori Nazionali – prosegue – a cosa mai hanno portato? E non possiamo dimenticare i rischi che corrono quegli infermieri operatori del 118 che si recano a casa dei pazienti. E cosa ne è stato fin ora di quella legge approvata nel settembre scorso per inasprire le pene, accolta con tripudio e squilli di trombe anche dalla nostra stessa Federazione?

Servono la competenza e la forza di presidi di polizia in ogni ospedale, serve maggiore dispiegamento di uomini che devono difendere i nostri infermieri ed i medici, quelli che sono più esposti di altri, e che non possono e non devono pagare sulla propria pelle la rabbia degli incivili“.

‘Ndrangheta: cosche Reggio Calabria, in 75 davanti al Gup – Chiesto giudizio per boss e gregari in inchiesta ‘Epicentro’

Written by Redazione

E’ stata fissata al 31 maggio prossimo l’udienza preliminare nel corso della quale il Gup dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio di 75 persone – 25 sono le parti offese – imputate nel maxi processo “Epicentro” con il quale la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ha riunito le operazioni “Malefix”,  “Metameria” e “Nuovo corso”.

 

L’avviso di fissazione dell’udienza preliminare e la richiesta di rinvio a giudizio, formulata dal procuratore Giovanni Bombardieri e dai PM Walter Ignazitto, Stefano Musolino e Giovanni Calamita, sono stati notificati nei giorni scorsi agli imputati ai quali la Dda contesta la partecipazione alle più importanti cosche del mandamento “Reggio Centro”. Per la Dda, infatti, questo sarà un processo all’ “articolazione della ‘ndrangheta geneticamente riferibile al territorio di Archi, ma con penetrante influenza ed egemonia criminale sull’intero territorio reggino”. Territorio dove i principali clan storicamente, operanti nella città dello Stretto, si sono riunificati “intorno alla cosca De Stefano”.

Quella che viene fuori dalle carte dell’inchiesta “Epicentro”, infatti, è una fotografia della ‘ndrangheta che i PM hanno iniziato a intravedere una decina di anni fa con il processo “Meta”, nato dall’indagine del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo sulla cattura del boss Pasquale Condello avvenuta nel 2008. Ma anche con il processo “Gotha” che presto arriverà a sentenza e che vede imputata la componente riservata delle cosche reggine.

Tra gli imputati del nuovo maxi-processo ci sono i boss Carmine, Orazio, Paolo Rosario e Giorgino De Stefano conosciuto con il soprannome di “Malefix”. Ma pure i fratelli Alfonso e Gino Molinetti detto “la belva”, Demetrio Condello, Giandomenico Condello, Demetrio Canzonieri, Antonio Libri, Filippo Barreca ed Edoardo Mangiola. Tutti sono stati arrestati nelle tre inchieste coordinate dalla Procura di Reggio e sono considerati i capi delle rispettive famiglie di ‘ndrangheta.

E’ stato chiesto il rinvio a giudizio anche per altri esponenti della criminalità organizzata come Antonio Serio detto “Totuccio”, Antonino Latella e il boss Giovanni Rugolino, ritenuto il capo locale di Catona.

‘Ndrangheta: traffico internazionale cocaina, tre arresti – Chiuso cerchio operazione “Vulcano”, coinvolte cosche Gioia Tauro

Written by Redazione

Si è chiuso il cerchio sul processo “Vulcano” nato da un’inchiesta sul traffico internazionale di cocaina gestito dalle famiglie di ‘ndrangheta della piana di Gioia Tauro. I finanzieri del Gico e del Goa di Reggio Calabria hanno arrestato tre persone in esecuzione di altrettante ordinanze emesse dal Tribunale del Riesame su richiesta della Procura di Reggio Calabria.

 

Dopo la sentenza della Cassazione che il 29 aprile ne ha respinto i ricorsi, infatti, sono finiti in carcere Francesco Ferraro, Gregorio Marchese e Luca Martinone. I primi due si sono costituiti alla stazione dei carabinieri e al gruppo della Guardia di finanza di Gioia Tauro, mentre a Martinone l’ordinanza è stata notificata nel carcere di Vibo Valentia dove si trova per altra causa.

L’operazione “Vulcano” si era conclusa nel 2016 con l’emissione di un fermo di indiziato che aveva colpito 12 persone. Nel frattempo i tre imputati sono stati condannati anche in Appello: Ferraro e Marchese perché ritenuti colpevoli, in secondo grado, di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti mentre Martinone condannato per porto abusivo di armi e danneggiamento con l’aggravante mafiosa.

L’inchiesta ha fatto luce su un traffico internazionale di cocaina che era destinata alle famiglie di ‘ndrangheta dei Molè, dei Piromalli, degli Alvaro e dei Crea. La droga arrivava anche grazie alla complicità del comandante di una nave porta-container proveniente dal Sudamerica, la MSC Pho Lin. Il capitano, al soldo dei narcotrafficanti, una volta giunto in prossimità delle coste italiane, consentiva il trasbordo della sostanza stupefacente verso piccole imbarcazioni, al fine di eludere i controlli doganali al porto di Gioia Tauro.

Il dominus dell’organizzazione era Michele Zito il cui uomo di fiducia, secondo gli inquirenti, sarebbe stato Gregorio Marchese che aveva il compito di gestire la droga smerciata dal gruppo criminale. Francesco Ferraro, invece, era l’uomo di fiducia di Nino Pesce, classe 1982, e si occupava principalmente della raccolta di denaro per l’acquisto dello stupefacente. Per i PM e per la Corte d’Appello Luca Martinone finalizzato a rafforzare il potere della cosca mafiosa dei Molé sul territorio di Gioia Tauro.

Reggio Calabria. Tentano estorsione ad anziano,quattro arresti.Volevano fargli sottoscrivere assicurazione per falso incidente

Written by Redazione

Quattro persone sono state arrestate dalla polizia per tentata estorsione aggravata ai danni di un signore di 69 anni. I fatti si sono consumati nei pressi di un laboratorio di analisi cliniche a Reggio Calabria dove era stato richiesto l’intervento delle volanti.

 

I poliziotti hanno accertato che i quattro, con violenza, hanno tentato di estorcere alla vittima la sottoscrizione di un’assicurazione per un presunto incidente stradale che avrebbe visto coinvolto uno degli arrestati che viaggiava a bordo di una bicicletta elettrica. Addosso ad uno dei quattro è stato trovato un documento del Pra attestante l’indirizzo di residenza dell’anziano. Con quel documento, stando alle indagini, gli arrestati sono stati in grado d’individuare e raggiungere l’abitazione della vittima per attuare i loro intenti estorsivi.

Il sessantanovenne è stato trasportato in ospedale dove è stato curato per alcune contusioni, giudicate guaribili in 5 giorni. Grazie agli elementi raccolti sul posto e alla denuncia dettagliata sporta dalla vittima, gli investigatori hanno ricostruito la vicenda e contestato il reto di tentata estorsione ai quattro soggetti.

Taurianova. Smantellato gruppo di produttori e spacciatori di marijuana:7 arresti

Written by Redazione

5 persone in carcere, una agli arresti domiciliari e un obbligo di presentazione alla P.G. E’ questo il bilancio dell’operazione denominata ‘Dioniso’ condotta dai carabinieri con il coordinamento della Procura di Palmi. Le misure sono state eseguite nelle province di Reggio CalabriaChieti e Milano a carico di soggetti, quasi tutti gravati da precedenti di polizia e originari del reggino, ritenuti responsabili di coltivazionedetenzionevendita e acquisto di ingenti quantitativi di stupefacenti.

 

I destinatari delle misure:

  1. BONO Fabio, 42enne di Taurianova;
  2. SICARI Giuseppe, 33enne di Taurianova;
  3. BIANCO Giuseppe, 40enne di Africo;
  4. CRIACO Bruno, 65enne di Africo;
  5. FERRARO Angelo, 49enne di Palizzi, sottoposto all’obbligo di presentazione alla P.G.;
  6. MESSINA Fabio, 31enne di Brancaleone, sottoposto agli arresti domiciliari;
  7. STELITANO Bruno, 70enne di Africo.

L’indagine è stata avviata dopo il sequestro di circa 118 kg di marijuana rinvenuta nel gennaio 2019 in una abitazione della frazione Amato di Taurianova e nella disponibilità di Antonino Sorrenti, 31 anni, arrestato allora in flagranza di reato.

L’avvio delle attività ha permesso in breve tempo di appurare che il carico sequestrato era gestito anche dallo zio dell’arrestato, Giuseppe, nel frattempo deceduto, e destinato, principalmente, a Giuseppe Bianco di Africo finito in manette nell’operazione odierna.

E’ stata fatta luce sull’esistenza di un gruppo criminale dedito alla produzione, detenzione e commercio di ingenti quantitativi di stupefacente, con principale base in un capannone industriale a Rizziconi di proprietà di Sorrenti.

Gli indagati hanno utilizzato anche terreni in disuso nella Piana di Gioia Tauro per la coltivazione di estese piantagioni di marijuana, una delle quali è stata rinvenuta e sequestrata dai Carabinieri in una zona rurale di Cittanova nel luglio 2019.

Alcuni degli arrestati di Africo, inoltre, sono ritenuti contigui per vincoli di parentela e frequentazioni con soggetti appartenenti alla locale cosca di ‘ndrangheta Morabito-Bruzzaniti-Palamara.